Istat e Ocse vedono crescere l'Italia lentamente
Per l'Ocse la crescita del Belpaese dovrebbe essere pari all'1% sia quest'anno sia il prossimo. Occhio però alla spirale rischi politici-disuguaglianza. Anche per l'Istat l'economia italiana dovrebbe registrare un moderato miglioramento nei prossimi mesi
L'economia italiana cresce, non come quella degli altri Paesi dell'Ocse, ma comunque cresce. Dall'Ocse e dall'Istat arrivano due conferme dell'andamento dell'economia del Belpaese. Secondo l'Interim Outlook dell'Ocse, la crescita dovrebbe essere pari all'1% sia quest'anno sia il prossimo. La stima di quest'anno è di un decimale di punto percentuale più alta delle previsioni diffuse lo scorso novembre. "La crescita è destinata a rimanere solida in Germania, ma proseguirà a un ritmo più lento in Francia e Italia", ha sottolineato l'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che per l'Eurozona prevede un +1,6% nel 2017 e nel 2018 dopo il +1,7% del 2016. Mentre la Germania passerebbe dal +1,8% del 2016 e del 2017 a +1,7% nel 2018, la Francia dal +1,1% dell'anno passato all'1,4%.
Anche secondo l'Istat l'economia italiana dovrebbe registrare un moderato miglioramento nei prossimi mesi. Nella nota mensile sull'andamento dell'economia l'istituto di statistica sottolinea che a febbraio il clima di fiducia dei consumatori è diminuito per il secondo mese consecutivo con dinamiche omogenee per tutte le sue componenti e un peggioramento più marcato per le attese sulla situazione economica del Paese. Con riferimento alle imprese, l'indice composito del clima di fiducia è aumentato, con un miglioramento nel settore manifatturiero e nel commercio al dettaglio. Nei servizi e nelle costruzioni il livello della fiducia non ha segnalato significative variazioni.
Comunque per i prossimi mesi, ha osservato l'Istat, il livello dell'indicatore anticipatore continua a segnalare prospettive di moderato miglioramento dell'attività economica. In Italia, ha ricordato, il miglioramento del quarto trimestre è stato trainato dall'industria manifatturiera e dalla dinamica positiva degli investimenti in presenza di un lieve rallentamento del settore dei servizi. Mentre l'inflazione ha segnato una nuova accelerazione influenzando tuttavia le aspettative in misura ancora limitata.
Guardando, invece, agli Stati Uniti, secondo l'Ocse, quest'anno il pil registrerà un +2,4%, un decimale di punto sopra le stime di novembre, mentre nel 2018 un +2,8% che invece è di 0,2 punti più basso. In Giappone la crescita si attesterà all'1,2% quest'anno e a un mesto 0,8% nel 2018. Un occhio anche alle grandi economie emergenti, dove si dovrebbe assistere a un nuovo rallentamento della Cina, con il pil a +6,5% nel 2017 dal 6,7% del 2016 e al 6,3% nel 2018. In India la crescita, invece, accelererà al 7,3% quest'anno e al 7,7% nel 2018. In Brasile, infine, dopo la pesante recessione del 2016, si registrerà una crescita zero quest'anno e un +1,5% nel 2018.
Sulla crescita "modesta" dell'area Osce pesano i rischi legati alle vulnerabilità finanziarie e alle incertezze politiche, secondo quanto si legge nell'Interim Economic Outlook dell'Ocse. Come se non bastasse il diffondersi di sfiducia nei confronti dei governi potrebbe minare la loro capacità di perseguire le misure necessarie a rendere la crescita economica più inclusiva. Una sorta di cane che si morde la coda visto che "la crescente disuguaglianza e l'aumento delle preoccupazioni sull'equità del sistema possono contribuire a minare la fiducia nei governi", ha avvertito l'Organizzazione di Parigi.
D'altra parte l'incertezza politica globale è aumentata significativamente nel 2016, in particolare in alcuni Paesi. Molti Stati hanno nuovi governi oppure quest'anno andranno a elezioni o ancora hanno governi di minoranza o che poggiano su coalizioni. Più in generale "il calo di fiducia nei governi nazionali e la minor fiducia degli elettori verso i sistemi politici può rendere più difficoltoso per i governi perseguire o sostenere la richiesta di una crescita inclusiva e solida".
Certo, la fiducia è migliorata ma i consumi, gli investimenti, i commerci e la produttività sono lungi dall'essere forti, con "una crescita lontana dai passati massimi e un'alta ineguaglianza". In particolare, l'Ocse ha messo in guardia dalle "divergenze tra i tassi delle maggiori economie che possono far aumentare il rischio di una volatilità dei tassi di cambio".
Inoltre nelle economie avanzate è in aumento la vulnerabilità legata all'incremento dei prezzi degli immobili. Nelle economie emergenti restano alti rischi, inclusi quelli legati all'aumentato indebitamento delle grandi aziende, all'aumento dei crediti deteriorati e agli shock esterni. E se negli Usa le scelte politiche, compresa la composizione della spesa pubblica, la tassazione, la regolamentazione e i commerci, avranno un impatto significativo sull'esito finale, in Gran Bretagna pesa l'effetto Brexit. L'Ocse ha previsto che il pil quest'anno crescerà dell'1,6%, più dell'1,2% stimato a novembre ma in rallentamento rispetto al +1,8% del 2016. Mentre nel 2018 il pil Uk subirà una frenata all'1%, come già stimato a novembre.